Per ogni principio attivo eliminato, in mancanza di alternative efficaci si rischia di perdere intere colture. È per questo che, spiega Drei, "come Confcooperative abbiamo richiesto in questi mesi una moratoria quinquennale sui principi attivi oggi in uso. Ma se con il Ministero dell'Agricoltura stiamo registrando una totale condivisione sulla questione, sentiamo ora l'urgenza di appellarci a un più ampio coinvolgimento di altre istituzioni, a partire da quelle che hanno la competenza in materia, sia a livello nazionale che comunitario".
"Il nostro auspicio – spiega il presidente – è che tutte le istituzioni coinvolte assumano l'impegno di analizzare le problematiche connesse alla revoca delle autorizzazioni dei principi attraverso una valutazione di impatto complessiva più ampia rispetto alla mera analisi della molecola". Secondo Drei, ad esempio, nelle valutazioni non si tiene spesso sufficientemente conto di altri aspetti e ricadute. Gli attuali mezzi di distribuzione e le macchine agricole sono ad esempio tecnologicamente più avanzate rispetto a 20 anni fa, con una conseguente riduzione significativa dei rischi ambientali e della salute umana".
C'è poi il tema del freno alla ricerca. "Se vogliamo trovare altre molecole meno pericolose – argomenta Drei - è fondamentale che la ricerca abbia tempi più veloci e percorsi burocratici più snelli. A tal proposito, ci aspettiamo misure concrete già nell'ambito del cosiddetto "Pacchetto per la semplificazione" presentato dal Commissario Hansen.
Le aziende che producono i principi attivi riescono in paesi come il Brasile a ottenere nel giro di soli due anni l'autorizzazione alla produzione. Mentre in Europa occorrono all'incirca dieci anni per riuscire ad avere l'autorizzazione a una nuova molecola, con il rischio che le disposizioni normative possano nel frattempo anche subire modifiche". Ecco perché secondo il Presidente di Fedagripesca Confcooperative è fondamentale "che si dia adeguato sostegno e impulso anche alla ricerca privata".