Agrintesa: la campagna 2019 chiusa in positivo, piano straordinario per il 2020
Agrintesa, la campagna 2019 si è chiusa in positivo. Approvato un piano straordinario per superare i danni delle gelate per la campagna 2020 e mantenere competitività.
Una campagna 2019 a due facce, con buone performance per la frutta invernale dopo un'estate segnata dalle piogge di maggio e dalla cimice asiatica, e una campagna 2020 cominciata in salita, con le devastanti gelate di fine marzo e inizio aprile che hanno causato il calo produttivo peggiore degli ultimi trent'anni. Uno scenario complesso e una sfida durissima da affrontare: ma Agrintesa c'è. La cooperativa romagnola, specializzata nella produzione di ortofrutta e vino, ha affrontato al meglio delle sue possibilità le difficoltà degli scorsi 12 mesi garantendo buone liquidazioni ai soci e ora si accinge a mettere in campo un piano straordinario di interventi per superare gli effetti causati dalla carenza di prodotto sulla campagna estiva 2020. “Pur di fronte a tutte le problematiche che hanno caratterizzato il 2019 – commenta il direttore generale di Agrintesa, Cristian Moretti – la liquidazione complessiva erogata ai soci segna un +3% a valore rispetto a quella dell'anno precedente pur scontando un 9% di contrazione a volume. Certo, ci sono marcate differenze fra le singole produzioni: usciamo da un'annata particolarmente difficile dove alle insidie climatiche, in primis le eccessive piogge di maggio e di novembre, si sono affiancate grandi criticità fitosanitarie, a partire dalla cimice asiatica, e un mercato che ha vissuto difficoltà importanti. Il risultato delle coltivazioni invernali è stato molto buono, complice nel caso del kiwi e delle pere una forte riduzione produttiva e un lavoro sinergico lungo tutta la filiera sul fronte qualitativo e commerciale. Di segno opposto l'andamento della campagna estiva con performance insoddisfacenti su quasi tutti i prodotti, a esclusione delle ciliegie. Positivo, infine, il trend dell'ortofrutta biologica, pur di fronte a una significativa riduzione quantitativa sulle specie invernali: un risultato che premia l'impulso dato al comparto da parte del nostro sistema. In questo quadro non semplice – conclude Moretti - Agrintesa si è dimostrata solidamente competitiva ed è riuscita a difendere al meglio il valore dei prodotti conferiti dai soci in un contesto di mercato complesso e articolato.” “In questi anni Agrintesa si è mossa con grande dinamismo – commenta Raffaele Drei, presidente della cooperativa romagnola – fino a raggiungere un ruolo di primo piano sulla scena nazionale. Nel farlo ha sempre mantenuto come obiettivo principale la salvaguardia dei propri associati e delle loro imprese, guadagnando sul campo la fiducia delle aziende, traghettando i soci attraverso cambiamenti importanti nel catasto e nelle superfici coltivate e tutelandone gli interessi anche di fronte a difficoltà strutturali del comparto e a quelle impreviste del 2019. Proprio in questo scenario le gelate di marzo e aprile si sono abbattute con inedita violenza sulle coltivazioni di tutta l'Emilia Romagna, territorio dove la nostra cooperativa è realtà di riferimento, mutando profondamente lo scenario produttivo e determinando una crisi straordinaria del settore in particolare per quanto riguarda albicocche, pesche, nettarine e susine. In un quadro di inedita gravità, intere filiere sono state messe a repentaglio, a partire proprio dalle aziende agricole che hanno visto scomparire i frutti del proprio lavoro e dei propri investimenti. Agrintesa ha scelto di non subire passivamente la situazione: ha reagito con tempestività mettendo in atto un piano straordinario di azione per la gestione dell'annata 2020”. La riorganizzazione messa in campo da Agrintesa interessa tutta l'azienda, in un piano realizzato dal management e dal Consiglio di Amministrazione che ha visto il coinvolgimento di tutte le componenti, dai soci, ai dipendenti, ai sindacati, ai fornitori. “Tutte le attività sono state riprogrammate in base alla minore quantità di prodotto disponibile – prosegue Drei – a partire dalla chiusura temporanea di alcuni centri di lavorazione e di ritiro. Insieme alle organizzazioni sindacali provinciali e regionali abbiamo condiviso le modalità di lavorazione del prodotto disponibile e tutte le altre attività organizzative prevedendo, ove necessario, il ricorso alla Cassa Integrazione. Nei prossimi mesi ne faranno uso i diversi comparti aziendali in base all'effettivo carico di lavoro e alla programmazione annuale delle attività. Contestualmente abbiamo agito su tutti i centri di costo puntando al contenimento ed all'equilibrio degli stessi”. Scelte non semplici ma con obiettivi chiari: tutelare i soci, colpiti pesantemente dagli eventi, e mantenere il livello organizzativo e competitivo che Agrintesa ha maturato negli anni: “Con la diminuzione dei volumi di prodotto che, in alcuni casi, ha toccato anche il 90% (albicocche e susine) - prosegue Drei – senza un piano straordinario avremmo visto lievitare l'incidenza dei costi che sarebbero ricaduti sui soci, già drammaticamente colpiti dalle gelate: rispondendo alla natura più profonda dell'idea di cooperativa abbiamo deciso tutti insieme di rimboccarci le maniche, riorganizzarci e condividere le difficoltà per dare continuità ad Agrintesa, offrire garanzie ai nostri soci, collaboratori e clienti tanto nell'immediato quanto nel prossimo futuro. Siamo già all'opera per il 2021/2022 e, grazie a questi interventi straordinari, manterremo la nostra competitività e saremo pronta ad affrontare il mercato a testa alta”. Uno scenario straordinario che risponde a una situazione di eccezionale gravità: “Il nostro pensiero va ai soci che hanno perso quasi la totalità delle proprie produzioni e che dovranno attendere almeno un anno prima di vedere nuovamente i frutti delle proprie fatiche – prosegue Drei -. La sopravvivenza di queste aziende è prioritaria per tutto il territorio: se il mondo della produzione cede, a scomparire saranno intere filiere, con un impatto economico e sociale di proporzioni inimmaginabili”. La sguardo della cooperativa romagnola si rivolge quindi verso le Istituzioni: “Allo stato attuale – conclude Drei – in Emilia Romagna si contano già 400 milioni di euro di danni sul solo fronte della produzione e oltre 300.000 giornate di lavoro perse nei magazzini di conferimento: Agrintesa ha scelto di agire con decisione e spirito di sacrificio per il bene di tutto il proprio sistema, ma è necessario che le Istituzioni si affianchino a noi, come già ha fatto la Regione Emilia Romagna, nel sostenere il comparto. Ne va della sopravvivenza di un settore cruciale per tutto il territorio regionale e nazionale”. |