La forza del legame col territorio: 'Esaltiamo i vitigni autoctoni'
Il 'Progetto Qualità' di Agrintesa su "Il Resto del Carlino".
Impresa cooperativa, oltre 1.700 soci produttori di uva prevalentemente nelle province di Ravenna, Bologna, Forli e Rimini, 7 cantine di vinificazione. Sono i numeri di Agrintesa, realtà che unisce innovazione e tradizione: «L'uso della tecnologia - spiega la coop - non ci ha fatto perdere di vista la tradizione, per questo abbiamo dedicato la cantina di Modigliana alla produzione delle nostre selezioni». Il ‘Progetto Qualità' di Agrintesa è nato nel 1999 con l'obiettivo di dare visibilità alla produzione romagnola e valorizzare la viticoltura di collina dei soci della cooperativa; dal 2016 produciamo anche a Brisighella. La base produttiva del ‘Progetto Qualita' e costituita da selezionate aziende agricole situate prevalentemente dalla fascia collinare che da Faenza sale fino a Modigliana. «Abbiamo dedicato i primi 2 anni del progetto alla ricerca dei territori a maggiore vocazione, alla definizione e applicazione dei disciplinari di produzione, spesso ben più rigidi di quanto definito nei disciplinari delle diverse Doc». L'azienda segue tutta la filiera produttiva. «Un grande vino non nat sce per caso, è il frutto di un territorio e degli uomini che lo Vivono». La valorizzazione del territorio passa attraverso l'esaltazione dei vitigni autoctoni: sono infatti il Sangiovese e l'Albana i vitigni che rappresentano oltre il 70% della produzione complessiva dei vini ‘I Calanchi'; la parte restante della produzione deriva dalla vinificazione di Uve Longanesi, Cabernet Sauvignon, Chardonnay e Merlot. «Un giusto equilibrio tra tradizione e gusto internazionale. Regola che applichiamo alla produzione in vigna cosi come in cantina. L'Albana viene proposta nella versione secca e passita: la prima, ‘Spighea', con un leggero tocco internazionale dovuto alla fermentazione in barrique, la seconda, ‘Loveria', che rappresenta una grande tradizione del territorio». Anche il nome del vino ricorda molto le tradizioni. L'albana passita si chiama ‘Loveria' nome che deriva dal dialetto locale ‘lovo', sinonirno di goloso. Nel segno della tradizione il nome scelto pe rle selezioni ‘I Calanchi' che deriva dalla particolare conformazione del terreno che caratterizza le colline che circondano la cantina e il territorio di produzione in genere. Dalla tradizione di piantare una rosa in testa al filare delle viti, il nome per le selezioni ‘Poderi delle Rose': anche in questo caso il Sangiovese e l'Albana rappresentano la maggior parte della produzione. Il legame con il territorio ha portato l'azienda a valorizzare un altro prodotto d'eccellenza: l'olio. Per due anni è stato ottenuto il riconoscimento delle “Tre foglie' del Gambero Rosso. «Le idee in cantiere sono tante. Il mercato cambia, ma non seguiamo le mode. Vogliamo valorizzare il territorio emozionando chi beve i nostri vini».
Articolo pubblicato su Il Resto del Carlino il 15/11/2017 (vedi documento allegato) |