La logistica anello debole
Treni lenti, porti non all'altezza, voli aerei costosi: il made in Italy penalizzato da trasporti e dogane.
Treni lenti, porti non all'altezza, voli aerei costosi. La logistica italiana non convince del tutto le aziende italiane dell'agroalimentare che, in qualche caso, si creano società di logistica su misura. Come nel caso di Agrintesa che ha scelto di partecipare in Rla, rete logistica agroalimentare. Una scelta, sottolinea il direttore Christian Moretti «per poter gestire tutte le destinazioni e sapere sempre esattamente dove sono le nostre merci. La logistica è troppo frammentata specie nel fresco, non c'è rete». E se un produttore si organizza in proprio «vuol dire che c'è qualcosa che non va», commenta Massimo Savini, ad di Rla. «L'obiettivo di questo progetto è fare arrivare le merci come vuole il cliente e fare massa critica per contenere i costi, i camion si devono riempire. Perché oggi il bilico completo porte soltanto verso l'estero». E se si parla di spedizioni verso l'estero, l'Italia mostra molti limiti. Per Salvo Leone, del consorzio Naturalmente Siciliano «per inviare le merci in Paesi lontani dobbiamo usare gli aerei, ma il servizio non è adeguato. In Sicilia non abbiamo un hub e i nostri costi di trasporto aereo sono maggiori rispetto agli spagnoli, che pagano il 60% di quello che paghiamo noi. O degli olandesi, che spendono la metà per andare in Arabia Saudita, anche se la tratta è il doppio della nostra. Non ci sono servizi adeguati, a cominciare dal fatto che la domenica le Dogane sono chiuse e non possiamo caricare», lamenta Leone; «molto spesso siamo costretti a non prendere ordini», chiosa. Sulla necessità di tenere sotto controllo e migliorare la supply chain, pone l'accento Igino Colella presidente della Italy Round Table di Cscmp (Council of supply chain management professionals) che domani, a Firenze, ha organizzato il Logi-Day, giornata dedicata alle sfide della logistica distributiva, relative al settore agroalimentare-vitivinicolo. «Una delle criticità è la mancanza di tracciatura dei prodotti, specie nell'ortofrutta, mentre invece esiste nella carne», spiega Colella. «Il mondo della produzione non è molto sensibile». In Italia, per rendere la logistica più efficiente, c'è bisogno anche di infrastrutture. E ancora: «Occorre investire. Se si pensa al treno, c'è arretratezza; molte tratte sono a binario unico, non c'è puntualità, per andare da nord alla Sicilia occorrono due giorni, chiosa. Per non parlare dei porti dove gli investimenti sono scarsi e dove le navi dall'Estremo Oriente preferiscono Rotterdam perché in Italia non c'è un porto decente». Eppure la logistica è determinante per una azienda. Pier Paolo Rosetti direttore generale di Conserve Italia evidenzia: «Per una azienda delle nostre dimensioni, la logistica ha una importanza fondamentale, e per ofirire il miglior servizio ci dobbiamo accollare tutto l'onere. Se facciamo un confronto, la logistica italiana non è ai livelli di altri Paesi europei come Francia, Germania». In Italia la logistica nel settore agroalimentare è prevalentemente affidata in outsourcing, la scelta del settore Agrifood è quella a una terziarizzazione spinta. Ad evidenziarlo sono i dati dell'Osservatorio Contract Logistics della School of Management del Politecnico di Milano. Nell'Agrifood l'incidenza della logistica conto terzi è superiore alla media generale del settore logistico: 40,1% del totale della attività logistiche, per un valore di mercato pari a 44,6 mld di euro. Quello olivicolo è il settore più terziarizzato, con una quota del 78%, mentre l'ortofrutta è al 56%. Paolo Guidi Sales & Marketing Director di Kuehne + Nagel, fra i leader mondiali per logistica e trasporti, spiega: «Il prodotto alimentare ha la necessità di una attenzione particolare su diversi aspetti come il controllo della filiera del freddo e il rispetto regole sanitarie. Il nostro Gruppo ha iniziato da tempo ad investire nella tecnologia per garantire la qualità dei prodotti fino alla destinazione finale (come, ad esempio, l'introduzione di sensori di controllo per umidità, temperatura e nel tracking online delle spedizioni). In questo modo il produttore, anche quello piccolo, può vendere non solo il prodotto, ma anche servizi». Guidi sottolinea, inoltre, come «i settori Food e Vino, insieme a quello della ceramica e piastrelle, siano quelli dove le esportazioni spesso non sono controllate da parte del produttore, con il conseguente rischio di avere ripercussioni sulle vendite a causa della mancanza di garanzie sul prodotto all'arrivo a destinazione».
Articolo pubblicato su ItaliaOggi il 28/02/2018. |